Riminidamare

Viaggio alla scoperta della Valmarecchia.

Se nel post precedente vi ho parlato della Valconca, oggi vi presenterò l’altra metà di entroterra riminese, che vale la pena visitare durante una vacanza a Rimini, ugualmente suggestivo e affascinante, quello attraversato dal fiume Marecchia che dall’alto dell’Appennino, precisamente dal Monte Zucca, scende giù fino all’Adriatico dove sorge la città di Rimini, nota come Valmarecchia.

Ed è da questa valle che la Signoria dei Malatesta iniziò ad affermare il proprio potere nel 1200. La Valmarecchia, infatti, oltre ad offrire un meraviglioso paesaggio naturale, i sapori, l’ospitalità e la storia di una lunga tradizione contadina, conserva decine di rocche fortificate che come sentinelle instancabili dal medioevo ad oggi sorvegliano il corso del fiume dall’alto di speroni rocciosi.

Ma c’è un’altra storia che risiede nella memoria di questa valle ed è quella di un’antichissima civiltà che nell’Età del Ferro creò qui i primi centri abitati,sto parlando dei Villanoviani.

Il viaggio alla scoperta di questo meraviglioso territorio parte da Santarcangelo, come Rimini, centro di origine romana (268 a.C.), attraversato dalla via Emilia, che qui favorì il commercio e l’urbanizzazione.

Il cuore del paese sorge su quello che i romani chiamavano Mons Jovis, monte da cui ebbe origine il Sangiovese, e si caratterizza per la sua capacità di mantenere un forte legame con il passato, le tradizioni contadine e gli antichi mestieri. L’atmosfera che si respira, infatti, è quella di un borgo millenario, dove si vive con ritmi giusti e dove è facile percepire la forte identità romagnola, per questo eletto Città Slow.

Da non perdere:

le antichissime e  misteriose grotte sotterranee che si dice formino una vera e propria città sotto la città, le cui origini e destinazioni d’uso sono tutt’ora incerte. C’è chi sostiene siano santuari occulti per cerimonie Mitriache, chi ritiene abbiano a che fare con i Templari e chi si tratti di mere tombe etrusche. L’unica cosa certa è che questi ipogei hanno delle strutture architettoniche particolarmente elaborate e suggestive che vale la pena ammirare.

La Rocca Malatestiana, dimora della nobile famiglia costruita nel XIV sec. e ristrutturata da Sigismondo Pandolfo Malatesta che gli diede l’aspetto che ancor oggi conserva.

La Torre del Campanone del XIX sec. cuore delle contrade che con i suoi 25 metri rappresenta uno dei simboli della città, la Porta Cervese di epoca medievale, la Chiesa Collegiata dell’architetto Buonamici che conserva opere importanti tra cui il “Crocefisso” della Scuola Riminese del XIV sec e “S. Giuseppe Gesù Bambino e S. Eligio” del Cagnacci.

Ancora il grande Arco Trionfale che sorge sulla piazza Ganganelli e costruito  in onore del santarcangiolese Vincenzo Ganganelli eletto come papa Clemente XIV.

Infine, l’antica Pieve di San Michele Arcangelo, edificio romanico e lo Sferisterio, dove un tempo si giocavano partite di “palla al bracciale” e oggi quelle di tamburello.

Ed è sempre a Santarcangelo che la tradizione contadina viene rievocata dalle due grandi fiere annuali quella di San Michele, detta anche “Fiera degli uccelli”, a fine settembre e quella di S.Martino conosciuta come “Fiera dei Becchi” nel secondo week end di Novembre. Ad essa è anche dedicato un museo, il “museo degli usi e dei costumi della gente di romagna”.

Giungendo a Verucchio è possibile, invece, visitare la culla dei Malatesta. E’ dalla bellissima Rocca costruita sulla punta di uno sperone di roccia, dove lo sguardo si perde nell’infinito panorama che abbraccia i monti e la costa, infatti, che Malatesta da Verucchio partì per conquistare le Marche e la Romagna.

Da non perdere oltre alla Rocca:

il Museo Civico Archeologico allestito presso l’antico Monastero dei Padri Agostiniani che conserva le testimonianze della civiltà villanoviana che qui si insediò nell’Età del Ferro. E ancora la Chiesa Collegiata relizzata dal verucchiese Tondini a metà del 1800 e la Pieve Romanica di fine 900.

Infine, il Convento Francescano a Villa Verucchio dove si dice San Francesco durante il suo passaggio in Valmarecchia nel ‘200 piantò il cipresso ancora oggi esistente nel suo chiostro.

Da Verucchio si passa poi per Montebello-Torriana qui sorgono due Rocche Malatestiane, se quella di Montebello è nota per la tragica storia di Azzurrina e per la leggenda del suo fantasma che ancora si aggira tra le stanze del castello, quella di Torriana lo è per rappresentare insieme a quella di Verucchio un vero e proprio sbarramento in epoca medievale sulla valle.

Sempre a Montebello da non perdere è il Santuario della Madonna di Saiano, che sorge all’interno dell’Oasi naturalistica, su uno sperone roccioso che si alza sul letto del fiume Marecchia.

Il viaggio continua a San Leo e nella sua Fortezza contesa tra Malatesta e Montefeltro, nelle cui celle venne rinchiuso e trovò la morte Alessandro Balsamo Conte di Cagliostro, famoso alchimista noto per ipnotizzare i suoi interlocutori con lo sguardo.

Da non perdere oltre la Fortezza:

Palazzo Nardini, detto anche Oratorio di San Francesco, qui, infatti, in una sua stanza secondo la leggenda  San Francesco incontrò il suo benefattore, Conte Orlando Dè Cattani, che gli offrì i suoi possedimenti sul Monte della Verna, Eremo in cui il Santo ricevette le Sacre Stimate. Sempre in riferimento al passaggio di San Francesco sono la Fontana nel centro del paese e la Chiesa di Sant’Igne, appena fuori, dove è conservato un segmento del tronco d’albero sotto al quale si dice il santo predicò  prima che un fuoco santo nella selva gli indicasse la strada per raggiungere San Leo.

Ancora, per godere di panorami eccezionali dove si dice si possano riconoscere anche i paesaggi rappresentati nelle opere di Piero della Francesca vale la pena affacciarsi su “I balconi di Piero Della Francesca” e godersi una passeggiata nel Parco Belvedere.

Ultima tappa di questo viaggio alla scoperta della Valmarecchia è Pennabilli, dove il grande poeta visionario, cultore della bellezza, Tonino Guerra ha dato vita al suo mondo ancora oggi accessibile grazie al museo  “Il mondo di Tonino Guerra” e al museo diffuso “I Luoghi dell’anima” che si snoda attraverso la città e parte dell’Alta Valmarecchia.

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